LA CURA
- cuerpomu
- 6 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Vi siete mai chiesti perché un animale riesce a prendersi
cura di se stesso a volte con più facilità di quanto lo
faccia un essere umano?
Osservo la complessità umana, della mente, delle emozioni
e sento sempre più chiaramente che la cura per l’umano
passa attraverso una sottrazione, un semplificare.
La medicina ancestrale, quella che ci ricorda i principi
essenziali su cui basiamo l’esistenza, è infatti la
medicina della sintesi, a volte, dicono gli anziani, ti
cura una canzone, altre volte una pianta, altre volte una
carezza, altre una scelta e così via.
Non esiste una cura assoluta ne una cura per tutti
uguale.
Abbiamo strumenti disponibili, su cui possiamo fare
esperienza e sentire se sono ciò che ci corrisponde.
La cura inizia dallo sguardo, dove poggiamo il nostro
sguardo? Cosa stiamo guardando?
Considera questo e stai iniziando a camminare verso una
forma di cura.
Curiosità, ascolto, sperimentazione.
Mi sono sostenuta per anni nello studio e la pratica
della Medicina Tradizionale Cinese, associata alla
medicina Ayurveda, entrambe provenienti dall’oriente,
perché avevo perso fiducia nella medicina del sistema
occidentale, avevo vissuto dei traumi, delle sviste
notevoli, è un sistema per me poco efficiente e
sopratutto che non rispetta la vita come la vedo io.
Poi ho visto che era necessario tornare a casa e
rivedere ciò che c’era intorno a me, “
ti cura esattamente ciò che ti circonda” si dice.
E così ho ricordato mia nonna, le cure semplici delle
piante e da li altre nonne ed altre piante, altre terre e
altre culture della terra, ho ristabilito alleanze con i
regni minerale, vegetale, animale.
La relazione ti cura, ed ogni cosa è relazione.
Nello specifico, il mio corpo danzante ha indagato la
relazione con il tessuto somatico e fisiologico, con gli
LA CURA
strati che ci avvolgono, che ci separano apparentemente
dalla terra, ho iniziato dal corpo a me più familiare,
quello delle Donne, la ciclicità, la condizione psico-
emotiva delle Donne, diversa, unica, altra.
Poi ho ricucito il tessuto, ritrovando ancora una volte
l’essere, non l’uomo, al centro.
Una visione decentralizzata, multispecie, che rilassa
l’attenzione, che focalizza per comprendere e si riposa
ai margini nella fiducia per rigenerare.
Anche la morte è una cura, anche lasciare che la vita si
evolva può esserlo.
Ma certamente lavoro per la ricerca al corpo originario,
un corpo in salute, un corpo che fa partire la sua salute
dall’anima, dal sottile, e che con rispetto e onestà s’a
incammino verso l’esterno,
nasce e rinasce, muore e nutre.
Un ciclo eterno in cui tutti siamo decisamente coinvolti.
E’ bene comprenderlo, accettarlo, liberarlo e
accoglierlo, questo è il primo passo per la cura.