Multispecies Room- Research
- cuerpomu
- 6 dic 2024
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 8 lug
Performance installazione per organismi e suono
Multispecies Room
è una capsula della ricerca STRATI, che si muove al confine tra arte e tecnologia, tra scienza e performatività, un’ indagine che ho intrapreso nel 2021 durante un periodo di profondi cambiamenti sia per il tessuto umano che per il pianeta terra.
La ricerca si è svolta partendo dall’interesse rispetto al concetto di Omeostasi, quindi il benessere generale e l’armonia, sia del singolo che del collettivo, e che questa dipendesse da una serie specifica di fattori che si basano in primis sul concetto di RELAZIONE E DIALOGO, con noi stessi, con l’umano e non umano, con l’ambiente, inclusa la meteorologia e con tutto il materiale e l’immateriale che fa parte della nostra realtà.
Ogni cosa è vibrazione ed è interconnessa, grazie a questa interconnessione che fluidamente si muove ed evolve, possiamo mantenere equilibri vitali condivisi.
L’essere umano ha immagazzinato una grande quantità di credenze e di ideali nel corso della sua evoluzione, queste si sono rivolte verso l’ antropocentrismo, Antropogenesi che ha determinato la struttura dell’attuale sistema co-abitativo del pianeta terra, causando una separazione nociva per l’equilibrio armonico dell’esistenza.
Ecco perché agiamo sulla terra con ideali ecologici separatisti, senza tener conto di fattori come la simbiosi, argomenti non di natura romantica, ma concretamente riconosciuti e indagati dalla ricerca scientifica e le nuove tecnologie.
Nel testo Ecologie Native di Emanuela Borghigno, ricercatrice e antropologa, trovo alcuni spunti per la mia ricerca.
Il libro si concentra sulla differenza di posizionamento che assumiamo noi europei e quella delle culture native rispetto alla natura, in particolare argomenta la etnia hawaiana, ed anche chiarisce cosa sia natura per questa cultura, offrendo molti spunti di riflessione.
“Noi siamo Hawaii”, questo dicono gli hawaiani, ed io dico, “Noi siamo Isola”, significa, che noi non tuteliamo la terra o la natura, ma che noi siamo parte di essa stessa, prolungamenti, Strati di una stessa realtà.
“ Essendo un isolano, so che c’è una differenza tra il pensiero insulare e quello continentale;
Qui si tratta di riconoscere quali sono i nostri limiti: fino a che punto possiamo andare?
Ho scoperto che quando sono sul continente c’è la tendenza a pensare che ci sia un altrove, dove si può scappare, dove ci può sbarazzare delle cose, dove si può buttare via la spazzatura, ma su un ‘isola non c’è un altrove, tutto è qui.
Perché qualsiasi cosa metti nell’oceano torna indietro”
Ecologie Native[ p 232]
Mi sono soffermata sopratutto per lo sviluppo di questa proposta, sul significato che si da alla parola“Responsabilità”, che in Occidente viene fatto risalire a codici giuridici, legali o morali, senso del dovere, azioni di causa ed effetto e che antropologicamente assume un altro valore di natura partecipativa.
Etimologicamente Responsabilità è il participio passato della parola Responsus, Respondere, capacità di risposta, Respons -ability, abilità alla risposta, dialogo.
Ho così indagato cosa fosse il dialogo interspecies e attraverso quanti livelli di percezione e forma si potesse considerare.
La fisica e la biologia spiegano perfettamente e in maniera chiara, che non vi è azione che compiamo oggi in un determinato posizionamento, che non risuoni ed abbia una ripercussione sul sistema globale anche a chilometri di distanza, quindi essere responsabili qui, vuol dire essere responsabili altrove, vuol dire prenderci cura della natura non come se fosse un impegno fuori da noi, ma iniziare a riconoscere i linguaggi con i quali essa ci parla, senza umanizzare questa comunicazione, ricordare come la comunicazione sia alla base della nostra esistenza.
L’universo è vibrazione, codice, arte e comunica costantemente, ecco che siamo chiamati a ricordare questo linguaggio, ed utilizzo il termine ricordare, per incidere sul fatto che non scopriamo nulla, se non più ripercorriamo una saggezza intrinseca, e questo ricordare ci serve per preservare l’evoluzione e partecipare in maniera consapevole ad essa, farci responsabili di questo linguaggio intrinseco che abita in ogni materia oggettiva e soggettiva, risulta vitale.
Questo principio i popoli nativi lo hanno preservato, hanno custodito la memoria, questa comprensione dell’esistenza armonica, nonostante il sapere nativo venga manipolato e strumentalizzato, dal perpetursi della tendenza separatista, che vuole continuare a distinguere la natura albero, dalla natura tecnologica, essi sanno che la Natura, umani inclusi, è un organismo tecnologico avanzatissimo, dove per tecnologia s’intende un sistema di multiversi e intelligenze in costante dialogo ed interazione.
Attraverso lo studio della biologia essenziale, delle leggi della fisica, ho iniziato ad indagare il linguaggio delle piante e del mondo vegetale da cui vengono estrapolati i principi base del nostro sistema web, concetti come algoritmo o come network.
Altro testo di supporto alla ricerca è stato La Vita Segreta delle Piante, di Peter Tompkins e Christopher Bird.
[ cit]
“Quando, all'inizio degli anni sessanta, Cleve Backster insegnava alla Cia a usare la macchina della verità, probabilmente non sapeva di inserirsi in una corrente di studi che, disconosciuta ancora per diversi decenni, forse proprio oggi comincia a trovare la sua affermazione: applicati gli elettrodi della macchina alle foglie, Backster rilevò come le piante siano esseri senzienti, che reagiscono non solo ai mutamenti dell'ambiente intorno a loro ma anche alle intenzioni delle persone vicine. Quella della sensitività delle piante è una corrente di pensiero che affonda le sue radici nei rituali celtici e indù e che è approdata alla modernità grazie alle ricerche di Goethe e dei pionieri che nel corso dell'Ottocento e dei primi del Novecento si avventurarono alla scoperta dei segreti della vita vegetale. Peter Tompkins e Christopher Bird dedicano questo libro proprio a loro e ai risultati inaspettati dei loro esperimenti, alle intuizioni improvvise avute passando tanto tempo a contatto con la natura da cominciare a vedere «comportamenti » invisibili ai nostri sguardi fuggevoli.
Incontriamo così personaggi come Jagadish Chandra Bose e i suoi lavori sulla reattività delle piante agli stimoli esterni, che gli suggerirono la possibile presenza di un sistema nervoso molto semplice ma paragonabile a quello degli animali; l'agronomo George Washington Carver, che da bambino guariva le piante cantando per loro e da adulto, «ascoltando» la loro sofferenza, riuscì a restituire floridità ai terreni impoveriti dalle piantagioni di cotone dell'Alabama; il medico Albrecht von Herzeele e la sua teoria sulle capacità alchemiche delle piante di trasformare gli elementi;
Marcel Vogel, che dimostrò come le piante possano aiutare gli uomini a gestire le loro emozioni.
Sospese fra terra e cielo, le piante fanno da ponte fra fisico e metafisico e sembrano volerci offrire gli strumenti per una vita migliore, più connessa con il nostro io profondo e con l'ambiente che ci circonda”
Ristabilire contatti con il linguaggio vibrazionale sta alla base della nostra proposta.
La Performance.
Abbiamo studiato le frequenze di acqua,( riferimenti con lo studio di Maseru Emoto) terra, e alcune piante di famiglia.
Abbiamo sentito come le loro voci potessero diventare musica, grazie ad alcuni dispositivi tecnologici che oggi si rivolgono verso questa ricerca, che vogliono portare nel sensoriale sonoro, teorie e concetti che potrebbero apparire distanti per molti.
Le piante non suonano, ci teniamo a precisarlo, comunicano, attraverso onde e frequenze, queste vengono raccolte e diffuse attraverso gli strumenti che Totò Volturno ha indagato, per permettere all’orecchio umano di captare suoni che altrimenti non sarebbero stati percepibili.
[ Vedi capitolo sulla ricerca sonora].
Gli esseri umani custodiscono la saggezza del linguaggio multispecies, sanno e possono dialogare, non solo verbalmente, con piante e con animali, con rocce e con fenomeni meteorologici.
Il concetto di responsabilità comporta anche un upgrade, un aggiornamento, su ciò che possiamo davvero fare senza generare caos inutile e aimè il rischio di una ennesima estinzione della nostra specie, dovremmo accordarci su nuovi paradigmi, per poter ricordare che una terra, un pianeta, una realtà, mai sono separati, che tutto si sta muovendo in simbiosi, sincronicità e reciprocità, che la musica, le parole, i pensieri e le emozioni sono strumenti raffinati che influenzano la biopolitica relazionale, determinando la buona vita. Allenare questa comunicazione, che è come un muscolo della nostra coscienza, facilita il dialogo anche tra noi umani e ci trasporta in una condizione e vibrazione, dove tutto è uno ed è pacifico. Dara Siligato
Cit
Ecologie Native.
La vita segreta delle piante.
IL BIOSENSORE
UN PORTALE TRA REGNI
ECHI ARMONICI DI ENERGIA INVISIBILE
Nel cuore della bioarte, il biosensore emerge non come semplice strumento, ma quale
membrana sensibile capace di percepire e tradurre le risonanze elettriche che animano
ogni esistenza.
È un mediatore tra il regno del visibile e quello delle correnti invisibili, un catalizzatore
per un’esperienza estetica che invita a sondare i confini fluidi tra:
l’umano
il vegetale
il minerale
l’acquatico
Qui, la scienza si fonde con la percezione sottile, rivelando una sinfonia di
interconnessioni latenti.
IL REGNO LIQUIDO
Acqua, Corpo e la Calibrazione come Atto Concettuale
L’acqua, archetipo primordiale, è un conduttore che si anima al tocco. Il biosensore ne indaga la conduttività ionica e la capacitanza, la sua capacità di immagazzinare energia.
L’interazione con l’acqua è profondamente influenzata dalla calibrazione, un atto fondativo che definisce il “silenzio” del sistema:
CALIBRAZIONE CON DITO IMMERSO
L’immersione del dito, un conduttore biologico saturo di elettroliti, eleva la baseline del
segnale. Il biosensore registra questa condizione di alta conduttività/capacitanza come il suo nuovo “punto zero”.
Il suono si manifesta finché il dito rimane in contatto con l’acqua. Nel momento in cui il contatto si interrompe, il segnale scende sotto la baseline calibrata e il suono cessa
immediatamente.
È come se il sensore, abituato a una “pienezza” energetica, interpretasse la perdita del contatto come un ritorno al silenzio.
CALIBRAZIONE SENZA DITO
In questo scenario, il biosensore stabilisce la sua baseline sulla conduttività intrinseca
dell’acqua, che è relativamente bassa. Il sistema genera suono finché mantiene questa condizione di baseline.
Nel momento in cui il dito tocca l’acqua, la forte conduttività del corpo umano altera drasticamente l’impedenza del circuito, facendo cessare immediatamente il suono.
Il contatto agisce come un “silenziatore” che interrompe la sonorità dell’acqua nella sua purezza.
È un’esplorazione della reattività del regno acquatico alla nostra presenza.
IL REGNO VEGETALE
Risonanze Bioelettriche e l’Intervento Umano
Le piante sono esseri intrisi di una sottile, complessa attività bioelettrica, generata da flussi ionici e scambi di linfa. Il biosensore, in dialogo con il regno vegetale, offre due modalità distinte di ascolto:
CALIBRAZIONE CON PIANTA SENZA CONTATTO UMANO
Questo è l’approccio privilegiato per catturare la “voce” più autentica della pianta.
Il biosensore stabilisce la sua baseline sulle fluttuazioni elettriche intrinseche della pianta e sull’ambiente circostante.
L’avvicinamento o il tocco successivo della mano umana agisce
come un perturbatore del campo elettrico.
Il suono diventa la manifestazione udibile della loro interconnessione.
CALIBRAZIONE CON PIANTA E CONTATTO UMANO INIZIALE
Se il biosensore viene calibrato mentre il dito è già in contatto con la pianta, si verifica un
fenomeno simile a quello dell’acqua. La forte conduttività del corpo umano domina la baseline.
I sottili segnali della pianta vengono mascherati dal “rumore” del contatto, e il sensore fatica a definire un punto di riferimento stabile.
ARCHITETTURE SENSORIALI
Connettere i Regni
L’esplorazione di connessioni in serie o in parallelo tra più elementi eleva il biosensore a uno strumento per indagare le risonanze collettive e le architetture energetiche che legano i regni.
IN SERIE: IL FLUSSO SEQUENZIALE
Connettere elementi in serie è tracciare un percorso lineare per il flusso energetico.
L’impedenza totale aumenta (Ztot = Z₁ + Z₂ + … + Zₙ), poiché ogni entità aggiunge la propria resistenza, rallentando la risposta del sistema.
Il suono emerge da un processo più ponderato, meno immediato, dove ogni passaggio aggiunge uno strato di riflessione.
È un’esplorazione della trasmissione sequenziale dell’energia tra i regni, una meditazione sulla stratificazione delle influenze.
IN PARALLELO: LA RETE SINERGICA
Collegare elementi in parallelo dischiude una rete di flussi simultanei, riducendo
l’impedenza complessiva (1/Ztot = 1/Z₁ + 1/Z₂ + … + 1/Zₙ) e amplificando la conduttività collettiva.
L’artista naviga un oceano di dati interconnessi, dove le singole identità si dissolvono in una risonanza collettiva, un’armonia sottesa che celebra l’unità nella molteplicità senza confini tra i regni.
L’INTELLIGENZA DEL CONTATTO
Il Corpo come Chiave di Armonia
Esiste un’altra interfaccia sensoriale che, con apparente semplicità, trasforma il mondo in musica attraverso la profonda immediatezza del contatto con una massa conduttiva.
La meraviglia si compie quando la forma umana – un’architettura complessa di cellule e fluidi, un vero e proprio circuito vivente – agisce da ponte energetico.
IL LINGUAGGIO BINARIO DELL’ESISTENZA
Tenendo un punto di riferimento neutro, l’umano completa un circuito con molteplici
oggetti conduttivi:
VEGETALE → frutto
MINERALE → lega metallica
LIQUIDO → volume d’acqua
Quando la mano stabilisce un contatto, si crea una chiusura energetica istantanea. Il risultato è un impulso sonoro distinto, un linguaggio binario di presenza e assenza, un ‘on/off’ che genera note precise e discrete.
L’ARTISTA COME DIRETTORE D’ORCHESTRA
L’artista assume il ruolo di un direttore d’orchestra delle chiusure circuitali, svelando come ogni materia, una volta collegata alla “massa” universale, possa rivelare la propria
firma vibratoria unica.
È un dialogo essenziale con la conduttività intrinseca del mondo, dove il corpo umano è il catalizzatore, trasformando oggetti apparentemente inerti dei regni in strumenti viventi.
Il sé diventa una bacchetta che danza con le correnti invisibili dell’esistenza, rivelando l’interconnessione profonda di tutto ciò che è.
BIOSENSORE COME MEDIUM ARTISTICO
Totò Volturno